Friday, August 24, 2007

Veneto, Asiago 26 agosto 2007

Sono oltre 10 anni che ad agosto, in luogo
incredibile, si svolge il rito della Devotio.
In internet trovate anche una abbondante
documentazione fotografica dell'avvenimento.
Il rituale è aperto a tutti.
Vi si può anche solo assistere, unica condizione è di
non essere di disturbo durante lo svolgimento del
rituale.
In punto di ritrovo è fissato ad
Asiago (provincia di Vicenza), nella piazza
principale, vicino alla fontana,
la fontana è riconoscibile in quanto sopra vi è la
statua di un satiro che cavalca un capriolo.
Ore 13,30.
Per chi vuole informazioni: 349 7554994.
ciao.
Francesco Scanagatta

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devotio
La devotio è completamente diversa dalla devozione nel
senso dogmatico tipica delle religioni monoteiste.

La devotio ha come suo fondamento una visione del
mondo magia, in questa visione vi è la percesione che
il divino è insito in tutti i fenomeni visibili, e che
è possibile a tutti di agire su di essi.

La devotio nasce come un'azione di tipo rituale, con
questo rito un guerriero o un condottiero militare
cerca di favorire la vittoria attraverso uno
scatenamento di forze evocate, nell'antica Roma il
guerriero cercava la morte in combattimento.

La Devotio sostanzialmente si concretizzava nella
richiesta agli Dei di concedere forza e vittoria al
popolo romano.

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Tito Livio ci propone la descrizione di una "devotio"
praticata dal console
Decio durante una dura battaglia contro i Sanniti in
cui l'esercito romano è
ormai in rotta. Decio, su consiglio di uno dei
Pontefici, decide di sacrificare
la propria vita agli dei in cambio della salvezza del
suo esercito. Si veste con la toga, si benda il capo,
pone il piede su un giavellotto posato a terra e
pronuncia una formula rituale nella quale invoca tutti
gli dei offrendo loro la vita e, contemporaneamente,
gli eserciti nemici ai Mani e alla terra. Il
racconto di Tito Livio continua con la descrizione di
Decio che, trasfigurato
dalla invocata comunione con il mondo divino, si
scaglia a cavallo contro
l'esercito nemico con una tale foga da spaventare
mortalmente i nemici e
metterli in fuga.

Iane, Iuppiter, Mars pater, Quirine, Bellona, Lares,
divi Novensiles,
diIndigetes, divi quorum est potestas nosrorum
hostiumque, dique manes,vos precor, veneror, veniam
peto feroque, uti populo Romano Quiritium vimvictoriam
prosperetis hostesque populi Romani Quiritium terrore
formidinemorteque adficiatis. Sicut verbis nuncupavi,
ita pro re publica populi RomaniQuiritium, exercitu,
legionibus, auxiliis populi Romani Quiritium,
legionesauxiliaque hostium mecum deis Manibus
Tellurique devoveo.
Livio, Ab urbe condita, VIII,9, 6-8

Giano, Giove, padre Marte, Quirino, Bellona, Lari, dei
Novensili, dei Indigeti, dei tutti che avete potere su
di noi e sui nemici, e voi, dei Mani, vi prego, vi
adoro, chiedo la grazia e la ottengo, che concediate
al popolo romano dei Quiriti la forza e la vittoria, e
che gettiate paura, terrore e mortesui nemici del
popolo romano dei Quiriti. Come ho solennemente
proclamato, così offro in voto agli dei Mani e alla
Terra, insieme a me stesso, le truppe regolari e
ausiliarie dei nemici, in favore della comunità del
popolo romano dei Quiriti, del suo esercito, delle
truppe regolari e ausiliarie del popolo romano dei
Quiriti.

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Wednesday, August 22, 2007

Preti e Vaticano, giusto per ricordare

c'è qualcuno che ancora si meraviglia dello scandalo dei preti pedofili, ma chi è attento alle notizie non si meraviglia delle recenti notizie di cronaca.
rileggiamo una notizia del 1993:

(23 dicembre, 1993) Corriere della Sera

diocesi al verde per le molestie dei sacerdoti
l' arcidiocesi di Santa Fe' , New Messico, e' in gravi difficolta' economiche per le spese processuali di decine di preti pedofili

Diocesi al verde per le molestie dei sacerdoti
NEW YORK . Tempesta di Natale per i cattolici del New Mexico: con i bilanci in profondo rosso per le spese processuali di decine di preti pedofili, l' arcidiocesi di Santa Fe' ha lanciato un appello ai fedeli perche' aprano i cordoni della borsa. E' la prima volta nella storia millenaria della Chiesa che una sede vescovile rischia la bancarotta. "Chiediamo il contributo di tutti per evitare che i tribunali passino ai sequestri", ha proclamato l' arcivescovo. Con richieste di risarcimenti per oltre 50 milioni di dollari, l' alto prelato si e' trovato davanti a un bivio: invocare la protezione del tribunale fallimentare o lanciare la colletta.

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(9 dicembre, 2000) Corriere della Sera
Le notizie. PALERMO

I giudici contro i preti anti pedofili: «Hanno intralciato le indagini»

PALERMO I giudici contro i preti anti pedofili: «Hanno intralciato le indagini» Don Meli e padre Dominici, i sacerdoti anti pedofili che denunciarono le violenze sui bimbi dell' Albergheria di Palermo, sono stati di intralcio alle indagini svolgendo il ruolo di investigatori : l' accusa arriva dal procuratore e dal presidente del Tribunale dei minori di Palermo, Maria Teresa Ambrosini e Adalberto Battaglia, e dal questore Pappalardo. Nei giorni scorsi i due preti lamentarono ritardi della giustizia.

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(10 marzo, 2002) Corriere della Sera

Lo scandalo dei preti pedofili Si dimette vescovo in Florida

Lo scandalo dei preti pedofili negli Usa ha fatto la sua prima vittima eccellente. È il vescovo di Palm Beach in Florida, Anthony O' Connell, 63 anni, che ieri ha rassegnato le dimissioni, chiedendo perdono, e confessando la propria «vergogna». Il vescovo ha ammesso di avere avuto rapporti sessuali con un seminarista tredicenne, 27 anni fa, a Hannibal nel Missouri.

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(4 aprile, 2002) Corriere della Sera

STATI UNITI

Accuse ai preti pedofili Denunciato il Vaticano

Il Vaticano è stato citato in giudizio in due cause intentate negli Usa da presunte vittime di pedofilia da parte di preti cattolici. Il Papa non è stato citato nelle denunce, dove si afferma che «la Santa Sede ha cospirato» con le diocesi cattoliche e gli ordini religiosi per trasferire

film Requiem (2006)

fil: Requiem (2006):
"Germania meridionale, anni Settanta. Michaela, 21 anni, lascia il paese per andare a studiare all'Università a Tubinga. La madre è contraria perché la ragazza soffre di epilessia ma il padre la agevola. La famiglia e` molto religiosa e Michaela comincia a soffrire di visioni di esseri che vogliono impedirle di accostarsi ai simboli della fede e alla preghiera. La sua patologia diventa sempre più preoccupante. La soluzione che la famiglia trova è di affidarla a un esorcista nonostante il parere contrario dell'anziano parroco che la vorrebbe invece far visitare da uno psichiatra. I fatti narrati nel film sono realmente accaduti e il pregio di Hans-Christian Schmid sta nel portarli sullo schermo senza falsi pregiudizi ma con la compassione profonda nei confronti di un 'caso' che poteva essere curato. Infatti non è la 'Chiesa' ad essere messa in discussione ma una sua lettura del disturbo psichico. Non è secondario infatti che sia il giovane sacerdote e non l'anziano ad insistere per l'esorcismo. Sostenuto da una notevole interpretazione offerta dalla giovane protagonista Sandra Huller il film fa propria la lezione del Loach di Family Life ma senza omaggi cinefili. Cerca cioè di raccontare un disagio profondo facendo leva sulla difficoltà (per chi sta intorno al malato psichico) di individuare talvolta la giusta terapia anche a causa di pregiudizi difficili da sradicare. "

Friday, August 17, 2007

"L'alternativa mediterranea"

"L'alternativa mediterranea"
Feltrinelli, Campi del sapere, Pagine: 664, Prezzo: Euro 40

"la Repubblica" , 14/07/2007
Massimiliano Panarari
Appello mediterraneo al dialogo tra civiltà

"Il “pluriverso mediterraneo” contro il “monoteismo atlantico” (e atlantista). Ancora una volta, si tratta di una questione di acque – come insegna l’intramontabile geopolitica – di Oceani (l’Atlantico, anche se gli interessi statunitensi si stanno sempre più spostando in direzione del Pacifico) opposti ai Mari (nella fattispecie, quello che dovrebbe costituire davvero il Mare nostrum). Un drappello di intellettuali e studiosi antiliberisti raccolti da Franco Cassano e Danilo Zolo, e accomunati dal vissuto nei paesi adagiati sulle due sponde del Mediterraneo, individuano senza mitizzazioni nella koiné “medi-terranea” (“tra le terre”) un robusto antidoto alla retorica (e alla tragica prammatica) dello scontro di civiltà che va per la maggiore tra le classi dirigenti anglosassoni. Delineando così L’alternativa mediterranea (slogan-manifesto e titolo del volume che annovera, tra gli altri, contributi del teorico della decrescita Serge Latouche, di Samir Amin, Bruno Amoroso, Raja Bahlul, Ali El Kenz, Predrag Matvejevi, Gustavo Gozzi), ovvero l’approccio multiculturalista e relativistico che, derivato dalla condivisione di uno spazio appartenente “a tutti e nessuno”, rigetta l’“integralismo dei continenti”. Dunque, l’ibridazione e la contaminazione delle culture, in una parola il meticciato contro il velenoso armamentario di purezza e integrità dei fondamentalismi, il peggiore dei quali appare attualmente agli autori quello di mercato. Tra inviti a scoprire senza pregiudizi il pensiero politico islamico contemporaneo (e il suo femminismo), denunce degli atteggiamenti neocolonialistici o, al meglio, paternalistici dell’Occidente e questione palestinese, un appello braudeliano al dialogo tra le civiltà, e una prospettiva (troppo) critica nei riguardi dell’universalismo liberal- progressista e modernista à la Habermas o à la Beck. "

L'ASCESA ALLA VETTA SUPREMA DELL'OLIMPO

L'ASCESA ALLA VETTA SUPREMA DELL'OLIMPO
Discorso di Ermete ad Asclepio
Dal Papiro magico di Tell el Amarna
Dieci sono, o Asclepio, le balze dell'Olimpo, poiché divina è la Decade, eal di sopra di esse sta l'inconoscibile Fato.Alla sommità siede la Suprema Triade : Zeus, Hera, con Athena glaucopide;essa costituisce l'Essere: Voce, Spirito, e Logos: su questa vetta splendeeternamente il Sole.Immediatamente al di sotto è la nona balza, sede di Febo, l'uccisore diPitone; soffio dello Spirito: egli vi risiede per sei mesi all'anno, quandoil Sole vi splende; quindi sta nel paese degl'iperborei. Su di essa sonoscolpiti i ventidue simboli del processo di indiamento: le tre modalità,ascendente, equilibrante e discendente; i sette pianeti e le dodicicostellazioni dello Zodiaco, e ciascuno di essi è spirito.Poco più oltre, ma allo stesso livello, l'ottava balza, sede di Artemide lacacciatrice, per sei mesi all'anno esposta ai raggi d'argento della Signoradel Cielo; da essa sgorga acqua divina di Argento Vivo emanante dalloSpirito. Ad essa si accede per la lunga ascesa corrente lungo tre pianidiversi come tre balze : settima, sesta e quinta; il piano del Padre attivo,quello della Madre passiva e quello del Fanciullo o medio.Essa corre per tre settimi nella parte umida, fredda e oscura dell'anno.Sacra a Poseidon, e per altri quattro nella parte luminosa e calda sacra aZeus Uranio.In questa risiedono, oltre alla Suprema Triade ed ai divini figli di Latona,l'ermafrodito Cillenio Ermes, il figlio di Maia, e la Diva Afrodite incompagnia del faretrato figli eletto Eros, la consorte del Cillopode Etneo,l'Efesto Panfano, signore del Fuoco, che vive sul limitare.Più giù, nella parte fredda e oscura, al confine con la linea del Fuocosegnata dall'Aurora, sta il divino Ares, l'Enialio, in compagnia di Deimos eFobos.Seguono poi la sede di Ades, Zeus Infero sposo della Divina Proserpina, equella di Crono, marito e fratello di Rea e padre di tutti gli Dei occultoRe dell'Età dell'Oro.Non di Dèi, ma di Titani sono sedi le quattro balze inferiori che solovedono la luce dell'Astro notturno, eccettuata la quarta, sede del caldoUrano, che vede il giorno in tempo di plenilunio. Opposta a questa la terza,sede della fredda e nera Gaia, che è detta la balza della Neomenìa. Allapenultima e all'ultima balza affrontate, il Secco Erebo e l'umida Notte.Su queste due e sulla quarta, abitano una per ciascuna le tre Graie, lefiglie di Ecate Triforme, che possiedono un solo occhio in comune e lo usanoa turno. Queste sono, o Asclepio, le dieci balze dell'Olimpo, poste aquattro livelli nella Sacra, Divina Tetractys, ciascuna fornita di una soladelle Tre Nature, esse sono appunto nel numero di Tre, poiché il Tre è lamisura della perfezione.Tre sono infatti le fasi della luna: neomena, crescente e calante o, inaltro senso, piena, calante e crescente. Tre sono le condizioni della luce:notte, giorno ed alba o tramonto, e tre le potenze del Sole: Oriente,Meridiano e Occidente, sicché abbiamo nove specie complessive di luce;queste poi si raggruppano in tre più generali distinzioni: lunare, mista esolare.E'' il tre, infatti, il numero della perfezione, ma esso si completa nelquattro : tu incontrerai ascendendo le sedi dei quattro Titani progenitoridegli Dèi e degli uomini, se avrai saputo dividerti fra Erebo e Notte,opposti e malefici come Scilla e Cariddi, novello Eracle al Bivio delle DueColonne.Seguiranno, nella zona umida e fredda ma non priva di luce, sacra aPoseidon, le sedi di Crono cui è sacro con Rea il Divino adelion; quella diZeus Stigio dai tre fiumi infernali, ed infine, al limite con la zonaluminosa, quella del bellicoso Ares.Al confine fra le due zone, l'oscura e la luminosa, è a uguale distanza frala sede di Ares e quella di Afrodite, che pure non distano fra loro più chele altre sedi di ciascun Nume l'una dall'altra: due ore di cammino umano, ose meglio vuoi, un anno di divina ascesa, è la sede di Efesio l'Arteficezoppo. Ma pure stando il pantano dio del Fuoco alla metà della distanza, ilrispetto al suo claudicare impone qui, per un'ora sola di cammino un annointero di ascesa.Un'altra ora, e un anno ancora ti occorreranno, o Asclepio, dalla sua sedealla balza della Ciprigna Afrodite, nata dalla spuma del mare, la diva madredel tespio, saettante Eros.Più in alto è la sede del figlio di Maia, il caducifero Ermete crisorrapide,inventore della Lira eptacorde, mentre all'ottava balza incontrerail'amfipira figlia di Latona, l'Episcopa Artemide, come alla nona l'amfipirocitaredo, vincitore di Pitone, ottavo degli Dei che avrai incontrato dopoi iTitani a compimento della sacra Ogdoade.Poiché è solo in grazia di lui, che vide Niobe trasformata in pietraavendone saettato i sei figli mentre la sorella Artemide ne saettava le seifiglie, che potrai attingere alla decima balza nella perfezione dei noveDei, e dopo il duodemplice cammino attorno alla Quercia Sacra Immortale daidodici frutti annuali, una ghianda per mese, essere accolto dalla Triadedivina del Sommo Zeus, l'Egioco padre degli Dei e degli uomini, con la suaSposa Hera, Madre e Regina, nel tripudio di Athena Glaucopide, CrisopliteIgyeia.

Thursday, August 16, 2007

BUDDISMO SANGUINARIO

Stralci di un articolo della Rev. D.ssa S. D'Montford (2004, tutti i diritti riservati), tratto dal suo libro "Unveiling Tibetan Buddhist Propaganda and Atrocities. A Way for Progress In The Tibet/China Conflict" , apparso sulla rivista "Nexus" n.59 dic05/gen06.
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Lungi dalla percezione occidentale di una religione pacifica, il buddismo tibetano vanta una storia di oppressione e massacri, paragonabile all'occupazione cinese del Tibet. [...] La concezione propugnata dalla proliferazione della letteratura buddista è qualcosa a cui volevo credere, così come al resoconto ufficiale buddista su come il Buddismo sia diventato la teocrazia dominante in Tibet - ovvero che si sia trattato di una conquista affermatasi unicamente grazie all'ideologia e al dibattito;
[...] [...]
Facendo affidamento su tale storia ufficiale, siamo stati indotti a credere che in Tibet il buddismo divenne la religione dominante in virtù della pacifica conquista dei cuori e delle menti di una popolazione incolta e selvaggia, stanca di guerra e priva di credenze spirituali. Si tratta semplicemente di un falso storico. L'ascesa del buddismo al potere è altrettanto sanguinosa di quella della Chiesa Cattolica. Il Kalachakra non ebbe nulla a che fare con l'introduzione del buddismo in Tibet. Storicamente un giovane bramino, tale Tsi-lu-pa, insegnava il Kalachakra in India come metodo indù nel 966 d.C.; questo bramino non convertito insegnò il suo sistema cronologico al buddista indiano Na-ro-pa il quale lo introdusse in Tibet nel 1026 d.C. Questo significa che il Kalachakra Tantra non arrivò in Tibet se non 1.486 anni dopo l'epoca dichiarata nella propaganda buddista sopracitata;
[...] [...]
i monaci buddisti imprigionarono e scorticarono en masse i rappresentanti del sistema di credenze indigeno, che definiva Dong-ba, e di come le loro pelli venivano appese a seccare lungo le strade di Lhasa. Gli sciamani indigeni di quelle regioni non erano del tipo contemplato dalla prospettiva occidentale.[...] [...]costoro [gli sciamani indigeni, ndR] erano i letterati ed istruivano i figli delle famiglie facoltose; essi erano i matematici, gli scribi, gli scienziati, gli astronomi [...] Quanto più preparato era lo/a sciamano/a, tanto più elevato era il grado del funzionario che serviva [...] [...] proprio come gli sciamani, anche i Buddisti si facevano pagare per questi servizi e, dovendo mantenere, oltre a se stessi, l'intero monastero, praticavano prezzi più elevati [...] quindi far celebrare un rito ad uno sciamano spesso rappresentava la prassi più economica da seguire [...] [...] gli sciamani venivano considerati dei concorrenti commerciali e quindi i Buddisti diffusero voci secondo le quali essi erano malvagi ed erano assistiti da demoni. Alla fine si generò una paura tale da giustificare atrocità genocide [...] [...] A dispetto delle dottrine Buddiste di tolleranza, benevolenza e comprensione, l'anno 1.577 vide il primo editto anti-sciamani promulgato dal Khan mongolo su pressioni dei Buddisti; ebbero così inizio le atrocità contro gli sciamani [...] [...] Un precetto buddista prevede che liberare il mondo da persone che in futuro si riveleranno malvagie sia un atto onorevole. Padmasambhava, fondatore del Buddismo tibetano, ne fornì un esempio quando, ancora bambino, uccise un ragazzo del quale vide in anticipo gli abominevoli atti futuri [...] [...] questi presunti insegnanti venerabili e compassionevoli di una comunità devota all'illuminazione mi hanno dato la medesima risposta programmata: "Ma gli sciamani e i Bon-po erano malvagi, quindi se lo meritavano." Dal momento che ero stata indotta a credere che i Buddisti ritenessero che nulla fosse malvagio, ma soltanto non illuminato, la prima volta che ho sentito questa risposta ne sono rimasta sconvolta. [...] [...] Anche il Guhyasamaja Tantra prescrive che si infliggano lesioni mortali agli oppositori del Buddismo. "Si disegna un uomo o una donna con gesso, carboncino o simili. Si proietta l'immagine di un'ascia nella mano, quindi si proietta il modo in cui tagliare la gola". Una volta sottoposto il nemico a tale incantesimo, esso può essere avvelenato, reso schiavo o paralizzato [...] [...] La cultura indigena del Tibet prestava molta attenzione all'attività di poltergeist in età adolescenziale, in quanto ritenuta segno identificativo di un nuovo sciamano. Dorje Shugden ha l'appellativo di "Dralha 'i-rgyal-chen", "grande re del Dralha". [...] In un documento [...] si legge: "Chiunque si opponga alla politica del governo deve essere accuratamente individuato, contrastato e messo a morte. ...Quanto alle reincarnazioni di Trijang e Song Rinpoche, se non smetteranno di praticare il Dhogyal [Shugden] e si ritroveranno a contraddire la parola di Sua Santità il Dalai Lama, non solo non potremo più portar loro rispetto, ma la loro vita e le loro attività verranno distrutte. Questo è il nostro primo avvertimento". [...] Dopo aver letto questi rapporti sulla questione del Dorje Shugden, mi è balenata in mente una verità evidente: che in qualsiasi società il potere può essere mantenuto soltanto tramite mezzi spietati.
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La Cia e il Vaticano «attaccano» Wikipedia

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La Cia e il Vaticano «attaccano» Wikipedia
Grazie ad un programma di controllo, il Wikipedia Scanner, l'enciclopedia on line open souce più famosa al mondo può risalire all'indirizzo Ip del computer che scrive le definizioni
ROMA – Interventi non proprio disinteressati venuti da computer di Cia, Vaticano e non solo sono stati scoperti da un nuovo sito specializzato nelle pagine di Wikipedia, l’enciclopedia 'open sourcè cui tutti possono avere accesso e che tutti, perciò, possono manipolare. Attraverso la rete della Central Intelligence Agency americana una mano ignota ha aggiunto commenti sarcastici alla scheda dedicata al presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, «bestia nera» dell’amministrazione Bush (l'esclamazione 'wahhhhh!' è stata inserita prima di un passaggio sulla campagna elettorale del leader iraniano). Da un computer del Vaticano, invece, come riferisce la BBC online un’altra mano sconosciuta ha fatto sparire riferimenti imbarazzanti dalla scheda su Gerry Adams, leader del partito cattolico nord-irlandese dello Sinn Fein, braccio politico dell’Ira fino a quando i guerriglieri non hanno deposto le armi. Il sito, chiamato Wikipedia Scanner, è un complesso strumento che permette di individuare le modifiche apportate agli oltre sei milioni di lemmi contenuti in quella che è stata definita «la nuova frontiera democratica del sapere». Lo scanner permette in sostanza di risalire al cosiddetto IP, l'identificativo informatico di ogni computer che accede a Internet. «Naturalmente non possiamo sapere anche chi ci sia alla tastiera», ha precisato Virgil Griffith, ricercatore del California Institute of Technology che ne è l’ideatore. Dalla scheda di Gerry Adams sono state in particolare cancellate alcune righe che rimandavano ad articoli di giornale pubblicati lo scorso anno stando ai quali le impronte digitali del leader cattolico sono state ritrovate su un’auto che nel 1971 venne utilizzata in un duplice omicidio. Su Wikipedia Scanner, Cia e Vaticano non sono certo i soli nomi illustri a comparire nella lunga lista nera dei manipolatori occulti della celebre enciclopedia online. Ci sono governi (Usa e Portogallo), multinazionali (Microsoft) organizzazioni internazionali (Onu, Amnesty International) e il gotha dei media (BBC, New York Times, Reuters). A volte i ritocchi sono veri e propri interventi a gamba tesa per far sparire dal web informazioni scomode, in altri casi sono chiaramente opera di qualche dipendente in vena di scherzi. Una delle schede prese maggiormente di mira è quella del presidente americano George W. Bush. Da un computer dell’agenzia Reuters qualcuno ha aggiunto la poco esaltante qualifica di «omicida di massa» alle note biografiche del capo della Casa Bianca. Da un Pc della BBC, qualcun altro ha modificato il secondo nome del presidente Usa da 'Walker' in 'wanker', termine estremamente volgare che in inglese denota una persona abitualmente dedita all’autoerotismo. Sempre da un computer della BBC la scheda dell’ex premier britannico Tony Blair è stata integrata con espressioni che lo qualificano come ubriacone e maniaco sessuale. Da un Pc delle Nazioni Unite è stata presa di mira la compianta giornalista italiana Oriana Fallaci, sulla cui scheda sono state inserite ingiurie varie tra cui quella di razzista. Lo Scanner è stato salutato con favore dalla casa madre di Wikipedia. «Noi siamo per la trasparenza più assoluta – ha detto un portavoce – e questo strumento per così dire ci fa salire di livello». Soggetta regolarmente ad accuse di imprecisione e scarsa affidabilità, Wikipedia continua in ogni caso a crescere. È pubblicata in varie lingue e dialetti (tra cui il siciliano e il napoletano) ed è tra i 10 siti più cliccati del mondo.16/8/2007
>>
dal sito: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_esteri_NOTIZIA_01.asp?IDNotizia=181856&IDCategoria=1

ANCHE CIA E VATICANO MODIFICANO WIKIPEDIA

sul sito: http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_125070094.html

Cia e Vaticano tra gli autori di Wikipedia

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dal sito: http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2007/08_Agosto/16/cia_vaticano_ritoccano_wiki.shtml

Monday, August 13, 2007

Lettera Pagana

Lettera Pagana
di Ugo Gaudenzi - 10/07/2007 da "Rinascita"
Ogni volta che il cristianesimo, la morale cristiana, fa irruzione nel vivere politico e sociale di un angolo del mondo, si produce un trauma irreversibile. Si straccia la memoria di un popolo, si cancellano le sue origini, le sue tradizioni e il suo destino tramandati e disegnati da miti e culture, si apre uno iato di oscurità e di incertezza sul significato dell’essere, si fa strame di ogni volontà umana di eccellenza, si riduce l’esistenza delle persone e la storia delle genti all’attesa di un futuro altro, extraterreno, extra-fisico, extra-umano.Il PagusCerto, il cristianesimo - cattolico o ortodosso o protestante - non è certo l’unica macchina da guerra a lanciarsi contro quello che si ritiene “Il Nemico” perché non partecipe della sua fede. La malattia integralista e intollerante è propria di ogni religione “rivelata”. Rivelata, cioè, a-o-da Mosè o Budda o Cristo o Maometto.Ma è logico che la pubblicazione di una breve “lettera pagana” su queste pagine libere che girano di mano in mano in Italia o in Europa, non può che restringere alla deplorazione della morale e della religione cristiana il suo grido di allarme e di dolore. La presenza di una cultura di potere altra, estranea, parassita, che continua da duemila anni ad assorbire e deviare e mutare il senso delle cose in movimento, adeguando ed anche distorcendo di volta in volta i propri stessi “dogmi” per non perdere contatto con la naturale evoluzione culturale degli uomini e dei popoli, non è certo cosa da poco, una bagatella, una bazzecola. E abbiamo scelto un umile Pagus, un villaggio metaforico come le pagine centrali di Rinascita, per questo nostro ragionamento, sicuri di incontrare così l’attenzione, l’interesse e il confronto utile anche con quella parte dei nostri lettori che si richiama alla fede cristiana perché riuscita - noi, però, non sappiamo come: si tratterà di un atto di fede... - a separare quello che è di Dio, intimo, personale, con quello che è di Cesare, di tutti.Dio e Cesare“Il mio regno non è di questa terra”, afferma il Cristo. In realtà l’irruzione, nell’unicum romano, di una fede, quella cristiana, che dichiarava la necessità di separare il sistema teologico dal sistema politico, ha creato tra i popoli di Europa una ferita ancora non rimarginata, anzi una lacerazione che origina ancora oggi infinite fratture.Dall’introduzione di quel “duplice potere (Chiesa e Stato) è derivato un perpetuo conflitto giurisdizionale che ha reso impossibile ogni buona politica negli Stati cristiani; non si è mai potuto capire a chi, tra il sovrano e il sacerdote, si dovesse obbedire”, scriveva Jean Jacques Rousseau un secolo e mezzo fa. E nel X secolo a.U.c., Celso, il filosofo neoplatonico le cui opere furono distrutte durante le persecuzioni cristiane contro i pagani, non a caso nei suoi scritti esortava i cristiani almeno ad obbedire alle leggi dello Stato, a riconoscere l’autorità di Roma. Tacciando però il clero di aver romanzato e falsificato la storia di Gesù Cristo. Una storia “fabbricata”, sottolineava, perché è “noto a tutti che ciò che avete scritto è il risultato di continui rimaneggiamenti fatti in seguito alle critiche che vi venivano portate”.E Friedrich Nietzsche che vede nel cristianesimo originario soltanto un “piccolo movimento di ribellione” politica, “una conseguenza... dell’istinto ebraico, un'ulteriore conclusione della sua logica terrificante”.Però, “man mano che si diffondeva fra masse sempre più vaste, era necessario volgarizzare e barbarizzare il cristianesimo. Quest'ultimo ha assorbito le dottrine e i riti di tutti i culti sotterranei dell'imperium romanum e le assurdità di ogni sorta di mente malata. Il destino del cristianesimo sta nella necessità che la sua stessa fede diventi tanto malata, bassa e volgare quanto malati, bassi e volgari sono i bisogni che deve soddisfare”.Fede nell’Irreale Anche perché “nel cristianesimo, né la morale né la religione hanno punti in contatto con la realtà. Nient'altro che cause immaginarie («Dio», «anima», «io», «spirito», «libero arbitrio», ovvero il «non libero arbitrio»): solo effetti immaginari («peccato», «redenzione», «grazia», «castigo», «remissione dei peccati»). Un rapporto tra esseri immaginari («Dio», «spiriti», «anime»); una scienza naturale immaginaria (antropocentrica; una totale mancanza del concetto di cause naturali); una psicologia immaginaria (soltanto autofraintendimenti, interpretazioni di sentimenti generali piacevoli o spiacevoli, per esempio: «pentimento», «rimorso di coscienza», «tentazione del demonio», «cospetto di Dio»); una teleologia immaginaria (il «regno di Dio», il «giudizio universale», la «vita eterna»). Questo mondo puramente fittizio con suo grande svantaggio si distingue dal mondo dei sogni per il fatto che quest'ultimo rispecchia la realtà, mentre il primo la falsifica, la svaluta e la nega”.La Chiesa IeriFeroce distruttore dell’anima greco-romana, della civiltà antica, delle religioni nazionali, dei popoli pagani (cfr, le stragi dei sassoni, degli sciti), delle comunità “apostate” o “eretiche”, degli stessi principii di aequitas alle fondamenta del diritto romano, trasformati in leggi dove a garantire la giustizia -non più l’equità - è la Chiesa, intermediaria del divino, con codici e canoni giustinianei o longobardi o franchi che irrompono senza riguardi nel vivere sociale e individuale di ognuno, il cristianesimo scelse la nostra Europa quale terra di conquista. Agevolato in ciò dall’esistenza, attorno al Mediterraneo, di un’unica organizzazione sociale e politica, quella imperiale, da corrodere nel suo principale pilastro, la romana auctoritas, per conquistarne le spoglie anche a prezzo del suo progressivo indebolimento e del suo totale crollo.Ridotto al guinzaglio l’impero, nelle sue due anime, (i “due polmoni” dell’est e dell’ovest dei quali tanto ha parlato dal 1979 fino alla morte papa Wojtyla), non restava al clero che impossessarsi del potere dello Stato.Da tenere sotto la tutela del patriarca a Costantinopoli, e sotto la guida pastorale e temporale del papa a Roma. Anche a costo della prima grande scissione, quella del 1054 tra il papa Leone IX e il patriarca Michele Cerulario che si scomunicarono a vicenda rifiutando reciprocamente il primato dell’uno o dell’altro vertice ecclesiale.Europa capta, o “evangelizzata”, con donazioni e conquiste, crociate e roghi, successioni e decime, dispute e indulgenze, il cristianesimo non riuscì però a godere la pace. L’Islam, la religione monoteista concorrente, premeva ovunque, a ridosso dei limes, mentre all’interno d’Europa con il Rinascimento risorgeva l’antica cultura, quella stessa raccolta, a tratti, da un Federico di Svevia o da un Cola di Rienzo, perché soltanto dormiente sotto il sottile strato di idee e di concezioni del mondo importate nel nord del Mediterraneo da Gerusalemme e dall’Oriente.Si sa, nei peggiori momenti di crisi, il potere reagisce con il più classico dei mezzi: esorcizzando il pericolo con la divisione di quello che è o potrebbe essere il fronte avversario. A volte, addirittura, è lo stesso corpo a rischio a produrre degli anticorpi per frenare la sua fine.1517. Con le sue 95 tesi Martin Lutero dà inizio alla nuova frattura religiosa e politica dell’Europa.E’ Riforma, è Controriforma, è Concilio di Trento, è l’Inquisizione più dura, è Giordano Bruno. Ma poi anche Descartes, e poi Newton, e Diderot, e Hume e Kant. Ed è anche rivoluzione francese, moti di libertà, dichiarazioni di indipendenza, fine dei privilegi, delle guarentigie e del potere temporale del Vaticano.Il cristianesimo, come sempre, immediatamente scomunica, bolla d’infamia con i suoi “sigilli”, combatte a morte; se vince una battaglia restaura, se perde si adegua - a fatica e a posteriori, naturalmente - e traccia nuovi sentieri di compromesso culturale sul corpo martoriato della nostra più grande patria.La Chiesa OggiDal Concilio Vaticano II, la parola d’ordine del cristianesimo è “evangelizzazione”. Dell’Europa, si sottintende. Papa Montini, non a caso riprenderà il nome (Paolo VI) dell’apostolo la cui missione fu quella di convertire greci e romani. Papa Wojtyla sarà ancora più esplicito: l’Europa è la terra del cristianesimo, ma è anche lo scenario di una necessaria “nuova evangelizzazione”. Lo dirà infinite volte. E alle parole farà seguire i fatti: il Vaticano sarà - ed è tuttora oggi - in prima linea nel rivendicare le “radici cristiane” dell’Europa. Per confermare tali “radici” ecco affiancare all’occidentale Benedetto (VI secolo) gli orientali Cirillo e Metodio (IX secolo) quali patroni dell’Europa.Cioè proprio i distruttori delle primigenie radici d’Europa, corrotte e modificate secondo i voleri e i “valori” del cristianesimo.Particolare cura viene riservata alla Francia “figlia primogenita”... non a caso: la Francia è tuttora l’unica nazione europea che esplicitamente dichiari nella sua Costituzione il suo carattere laico. Accanto al martellante e ipocrita dichiarare “cristiane” le radici della civiltà europea, la Chiesa prima ha arraffato e fatto proprie le battaglie dei diritti dell’uomo e della solidarietà sociale -per adeguarsi - sempre a posteriori - all’ideologia dominante, poi ha impugnato la bandiera della “libertà religiosa” dichiarandola una tutela per ogni singolo uomo. E, pur affermando di non reclamare alcun privilegio per sé, precisa al tempo stesso che questa libertà religiosa non è una libertà come le altre, ma la radice stessa e il fondamento di tutte le altre libertà. Un diritto morale, quindi, per i cristiani, assoluto che sfugge per definizione al potere dello Stato.La Chiesa, così, non enuncia una legge ma si dichiara al di sopra della legge e moralmente obbligata a giudicare qualunque norma, qualunque atto di uno Stato laico sovrano. Poiché il Vangelo costituisce la totalità della verità sull’uomo, costoro deducono che sia retto e giusto che chi lo maneggia (loro stessi) possieda il diritto di giudizio e di veto su ogni atto pubblico di una Nazione. Basta leggere attentamente papa Ratzinger : la sua critica - giusta - al relativismo, non riapre affatto le porte a valori cardinali naturali, ma serve unicamente da volano per affermare la necessità della progettata riconquista cattolica dell’EuropaIn queste condizioni, in ogni angolo d’Europa, la società civile viene posta sotto il controllo dell’autorità dogmatica delle gerarchie vaticane. Che agiscono direttamente, attraverso le conferenze episcopali, e indirettamente, sollecitando la base, i movimenti del volontariato, le forme comunitarie neo-integraliste (non lefebvriane) o laico-missionarie, dai carismatici ai ciellini, all’Opus Dei. Un esercito di laici-consacrati capaci di agire nel mondo temporale sotto l’autorità di San Pietro...Ma queste sono le cronache della componente cattolica. Che si richiama ormai alle radici giudeo-cristiane della fede rivelata scimmiottando le sette protestanti più radicali. E a suo tempo più demonizzate. La “nuova evangelizzazione” cattolica dell’Europa incontra anche altri ostacoli sul suo cammino. In particolare la crescente diffidenza delle chiese cristiane ortodosse che non hanno di certo gradito la rinnovata campagna del Vaticano in un Est Europa considerato addirittura “terra di missione” e che denunciano a tinte forti questo (letterale) “imperialismo religioso”. Un’Europa che, si badi bene, per il Vaticano si arresta prima di Mosca, prima della “Terza Roma”, dichiarata più volte “fuori dai limes” o fuori dalla storia del cristianesimo “autentico”.Altro che un cristianesimo a “due polmoni”. Quello dell’est, quello di Mosca, è di fatto relegato dal Vaticano nella sua missione extra-europea, “universale”, mondialista.Giudeo-CristianiIl 13 aprile 1986, nella sinagoga di Roma, papa Wojtyla ebbe a a dichiarare “intrinseco” alla religione cristiana il giudaismo. Gli ebrei israeliti, quali “fratelli maggiori” dei cristiani. Non solo. Nel giugno del 1991 lo stesso papa dichiarava “un atto di giustizia storica” “la rinascita, di uno Stato ebreo dopo duemila anni”. E nel 2006 è stato papa Ratzinger a confermare ltale sintonia giudaico-cristiana.La realtà vera è che la chiesa, in particolare quella romana, ma più in generale il cristianesimo, è in profonda crisi. Non si tratta soltanto di crisi di vocazioni, di crisi di fede, di battesimi, di matrimoni. E’ che il crollo dell’ideologia comunista - anch’essa totalitaria, anch’essa conseguente ad un atto di fede - non ha portato al cristianesimo granché di nuova linfa. Il cristianesimo non è diventato un punto di riferimento. La Chiesa, le chiese cristiane, sono rimaste dei contenitori. Non hanno saputo indicare le nuove norme, i nuovi obiettivi, ad una società colta dal disagio del trapasso dei tempi.La Chiesa di Roma, poi, non ha portato nemmeno alle sue estreme conseguenze la riappropriazione delle sue radici giudaiche. E’ rimasta alle dichiarazioni di principio, all’evocazione del“pentimento” (il concetto ebraico di teshuva) . Ben oltre e ben più, in questa direzione, hanno fatto le sette protestanti oggi alla guida dell’Occidente. Il conflitto di civiltà oggi in essere, per il Vaticano, resta quello con l’Europa precristiana.Lasciamo parlare un principe dei teologi, Monsignor Lustiger, in prima linea da decenni nell’indicare la necessità di “ri-evangelizzare” l’Europa: “Gli antichi greci e romani non esistono più... la svolta della storia europea è stata il decesso di queste civiltà... che sussistono assimilate dai popoli che ne sono nati... L’incontro con la Bibbia... fu una lotta e resta una lotta... la lotta spirituale contro il paganesimo che segna l’intero uomo nella sua nascita carnale è l’obiettivo permanente dell’evangelizzazione”...Alain de Benoist, chiosa: in Europa “il Grande Pan sarebbe dunque morto per sempre... anche se bisogna continuare ad ucciderlo.Evangelizzare significherebbe dunque scongiurare un pericolo sempre rinascente, anche nel momento in cui si pretende che sia definitivamente sparito”.La Chiesa è stata per secoli l’ente supremo che, ovunque in Europa, dettava le regole nel triplice registro delle credenze, dei valori e dei comportamenti, anche alle nazioni. Questa epoca è passata. Non esiste, fortunatamente, più. La separazione tra Chiesa è Stato è un fatto. Tra gli stessi cristiani, lo si vede ogni giorno, credere non significa più obbedire. Tutto è opinabile. Nella sfera privata nulla è più “regolato”, o comandato, dai precetti cristiani. Si divorzia quando si ritiene giusto divorziare, si interrompe una gravidanza o si accettano manipolazioni genetiche seguendo i propri desideri, le proprie convinzioni. Non c’è bisogno di attivare moti razionalisti, laicisti, anticlericali. La fine del cristianesimo è nel disinteresse dei suoi stessi stanchi fedeli.

Dioniso: quell’irresistibile divino ubriaco

Dioniso: quell’irresistibile divino ubriaco
di Roberto Mussapi - 12/07/2007 da "il giornale"

Dioniso è uno degli dèi più complessi, affascinanti e misteriosi della religione greca. Dio della vite e quindi del vino, è vitale, creante, un potente generatore e trasformatore dell’essere, di cui le icone popolari del dio Bacco grasso e rubicondo con il fiasco in mano, nelle insegne di tante (peraltro compiante) trattorie sono la versione modificata in un mondo in cui il significato di quel dio si è perduto. Un po’ come accadde con le sirene, in origine terribili uccelli incantatori che trascinavano nell’abisso i naviganti e poi, nel Novecento, prosperose donne pesce affisse alle insegne di stabilimenti balneari.Dioniso, o Bacco, è ben altro: nelle Heroides di Ovidio, splendido poema in cui parlano donne del mito dal tragico destino, una di esse, Arianna, principessa di Creta, racconta l’abbandono di Teseo che aveva salvato dal labirinto col famoso filo, la sua solitudine sull’isola di Nasso, l’apparizione di Dioniso. La consolò, congiungendosi a lei e tramutandola in stella.Ma il prodigio più originale e indicativo del dio si incontra nel capolavoro di Ovidio, Le metamorfosi, in cui Dioniso trasforma in pesci dei marinai che lo avevano schernito. Dopo il bivacco su una spiaggia, nei pressi di Capri, la cena con le triglie e le murene arrostite, il molto vino e il sonno pesante, al mattino i pescatori, imbattutisi in un ragazzino evidentemente ancora stordito da una bevuta, barcollante, lo avevano immediatamente catturato e portato a bordo, decisi ad approfittarne. All’improvviso il giovane, come se si fossero dissolti di colpo i fumi del vino, biascicò qualche parola e, tra le risate dell’equipaggio, il suo volto s’incoronò di grappoli d’uva, il suo sguardo divenne sfavillate e irridente, e attorno a lui apparvero dal nulla tigri, linci e pantere.I remi erano impigliati in un’edera invincibile e sorta d’incanto dal fondo del mare, la barca non si muoveva. Allora disperatamente i pescatori si buttarono in mare. Appena toccate le onde, uno prese a scurirsi nel corpo e a piegarsi con un’evidente curvatura della spina dorsale, mentre la bocca di un altro si allargava in quella di un grosso pesce, e il suo corpo si copriva di squame. E un altro vide i propri arti mutarsi in pinne, e poi i suoi occhi arrotondarsi e gonfiarsi come quelli delle cernie. Un altro si trovò a saltare nell’acqua in modo inconsueto: era diventato un delfino. Dioniso aveva operato il suo incantesimo in mare, gli uomini che avevano oltraggiato il divino ora erano riportati a una vita precedente, originaria.Dioniso, cui è dedicato l’interessante saggio di Massimo Fusillo, Il dio ibrido (Il Mulino, pagg. 272, euro 23) è spesso evocato, citato, reinventato in altre forme, a significare, per lo più in modo generico, la forza travolgente dell’estasi irrazionale, contrapposta alle ragioni armoniche della forma e dell’ordine, seguendo, in modo sommario, la contrapposizione resa celebre da Nietzsche, che vedeva nel mondo greco non la sola dimensione apollinea, quieta e serena, ma anche la sua irriducibilmente agonistica conflittualità con l’opposto spirito dionisiaco, distruttore e insieme rigenerante.Lo studio si sofferma sul significato moderno, anzi contemporaneo di Dioniso che sarà associato ora allo spirito eversivo e utopistico del ’68, ora a nuove forme di conoscenza e spettacolo, come precedentemente, sotto l’influenza del tedesco Walter Otto, era stato in qualche misura accostato a un rinascente paganesimo, non privo di inquietanti relazioni con la cultura che giustificò il nazismo.Il grande storico Vernant pone Dioniso al centro del mistero dei greci, con Medusa e Artemide, divinità orientali, a sottolineare come essi sappiano accogliere il diverso anche nella piazza della polis, mentre la tragedia greca, con Le baccanti di Euripide, ne offre una versione complessa, polivalente, incessantemente interrogata dal teatro fino a esempi recentissimi e memorabili, come quello di Ronconi. Ma esiste anche una lettura di Dioniso, il dio della vite, dell’ebbrezza, del vino, e quindi del sangue, come essere di natura cristica, nato in una civiltà precristiana. Certo in nome di Dioniso nasce la tragedia greca che è essenzialmente un rito propiziatorio, promessa di vita e rigenerazione, e Dioniso si rivela dio del teatro non in quanto finzione ingannevole, ma al contrario finzione necessaria a vedere il vero, strappato il velo delle apparenze ingannevoli: un dio consustanziato alla vita nella sua essenza.

La «generazione rubata» degli aborigeni

La «generazione rubata» degli aborigeni
di Marina Forti - 07/08/2007
da "Il Manifesto"
La «generazione rubata» degli aborigeni australiani ha segnato una vittoria legale che segnerà un precedente. Per la prima volta un tribunale ha riconosciuto a un cittadino di origine aborigena, il signor Bruce Trevorrow, un compenso finanziario per essere stato tolto ai suoi genitori quando aveva pochi mesi di vita, nel 1958, e dato in adozione a una famiglia «bianca». La Corte suprema dello stato della South Australia ha riconosciuto che toglierlo ai genitori naturali senza il loro consenso è stato un atto illegale, e ha decretato che l’uomo riceverà la somma di 525 mila dollari australiani (446 mila dollari Usa) come risarcimento.La sentenza ha un’importanza che va oltre il caso individuale perché la sorte di Bruce Trevorrow, che oggi ha 50 anni, è stata condivisa da decine di migliaia di bambini aborigeni in Australia - quelli che vengono chiamati la «generazione rubata». Rubata, perché la politica di assimilazione degli aborigeni, avviata a metà dell’800 e proseguita fino agli anni ’60 del 1900, consisteva nel togliere i bambini ancora piccolissimi alle loro famiglie per metterli in orfanostrofi o istituzioni religiose o affidarli a famiglie adottive, dove sarebbero stati educati alla cultura «bianca» anglosassone senza interferenze e senza nulla sapere delle proprie origini. Non una dunque ma molte generazioni di aborigeni sono state "rubate", perché la pratica è durata oltre un secolo: si pensi che ancora negli anni ’60 lo status giuridico dei discendenti aborigeni ricadeva nelle leggi di «protezione della flora e della fauna». Nel 1971 lo stato australiano ha formalmente messo fine alla politica di assimilazione: l’Australia però fa ancora fatica a fare i conti con questo aspetto del suo passato. Solo nel 1992 una sentenza della Corte suprema ha spazzato via la nozione ufficiale che il continente oceanico fosse disabitato quando per la prima volta arrivarono i colonizzatori europei, nel 1788 (secondo gli storici allora gli aborigeni erano circa 2 milioni e oggi sono circa 300mila, su 17 milioni di australiani: il 2,4% della popolazione). Nel ’94 il governo ha affidato alla Commissione nazionale per i diritti umani una speciale inchiesta sulla politica di assimilazione: chiarire il passato, si disse, era necessario per giungere alla «riconciliazione» tra i discendenti dei colonizzati e dei colonizzatori, gli aborigeni e i «bianchi» anglosassoni. Per tre anni la commissione raccolse testimonianze impressionanti sotto la guida del Commissario alla giustizia sociale Mick Dodson. Poi nel 1997 presentò al governo un rapporto di 700 pagine, sotto il titolo «Riportarli a casa» (Bringing them home). E’ allora che la parola genocidio è infine comparsa in un atto ufficiale: «La sistematica discriminazione razziale e il genocidio non possono essere banalizzati», «l’Australia deve pagare il suo debito». La Commissione aveva indagato anche il presente degli aborigeni: una minoranza esclusa, discriminata e impoverita, il gruppo sociale più facilmente disoccupato, homeless, con i tassi di istruzione più bassi... Gli aborigeni, diceva il rapporto, pagano le conseguenze della politica di assimilazione forzata in termini di disadattamento sociale, disfacimento del tessuto comunitario, alcoolismo, tossicodipendenza.Dieci anni dopo, ancora nessun premier australiano ha pronunciato le scuse formali della nazione ai figli dei suoi abitanti originari, come ha fatto invece la Conferenza episcopale già nel ’96. I discendenti degli aborigeni restano una minoranza esclusa. La recente proposta di vietare la vendita di alcool e mandare l’esercito nelle comunità aborigene per mettere fine alla violenza sui minori è stata denunciata come un segno del razzismo istituzionale nei loro confronti.Né scuse, né risarcimenti: ancora ieri il ministro federale per gli Affari indigeni, Mal Brough, ha dichiarato che non ci sarà un programma nazionale di compensi per i membri dell’ultima «generazione rubata». Se ne occupino gli stati e la chiesa, ha aggiunto.

Saturday, August 04, 2007

le verità in tasca della chiesa ma perché dobbiamo crederci tutti?

Liberazione 26.7.07
Il medico di Welby prosciolto, un passo avanti.
Ma resta tanto da fareEmbrione e vita,
le verità in tasca della chiesa ma perché dobbiamo crederci tutti?
di Carlo Flamigni

Non ha ceduto alle pressioni della Chiesa il Gup che lunedì ha prosciolto definitivamente Mario Riccio, il medico di Welby che staccò la spina. Ma perché in Italia bisogna lottare anche per garantire norme elementari in un qualsiasi paese civile?Diritto all'eutanasia, che pena aver bisogno di giudici coraggiosiIl commento di Maurizio Mori alla decisione del Gup di chiudere definitivamente il procedimento nei confronti di Riccio, accusato, se non sbaglio, di omicidio del consenziente, è stato intitolato dall' Unità "Lode a un giudice che non ha avuto paura". Non ho capito subito quanto questo titolo mi dispiacesse, non so se accade anche a voi di arrivare alle conclusioni con ritardo, quando si tratta di cose sgradevoli, ho bisogno di rimuginarci un po'. Dunque, abbiamo bisogno di uomini coraggiosi, magari di eroi, persone delle quali un paese civile non deve, almeno in linea di principio, sentire la mancanza.Siamo dunque un paese a civiltà limitata, un paese che vive sotto la dittatura dell'embrione, della sacralità della vita, delle verità rivelate, e che non riesce a far valere i fondamentali diritti dei suoi cittadini, quello all'autodeterminazione, ad esempio, o quello alla libertà di coscienza, o persino quello di poter godere dei privilegi considerati come assolutamente elementari in un qualsiasi stato laico. E tutto ciò per una ragione francamente assurda: le ipotesi, le speranze, i convincimenti di alcuni, pur essendo le mille miglia lontane da qualsiasi possibilità di essere dimostrati veri (non credo francamente che la fede sia una testimonianza attendibile in un qualsiasi tribunale civile minimamente "coraggioso") sono stati trasformati in leggi dello stato e costringono persone convinte di essere portatrici di differenti verità - o di nessuna verità - a ubbidire e a comportarsi in modi che queste stesse persone considerano indecorosi e sbagliati. Così si impone a cittadini che non credono nell'esistenza di dio di considerare la vita come un dono, uno strano dono invero visto che non possiamo disporne e dobbiamo risponderne a qualcuno.Nello stesso modo viene imposto a persone che non credono in dio il principio secondo il quale la vita è sacra e inviolabile e deve essere accettata comunque, qualsiasi cosa ci faccia, qualsiasi sofferenza comporti, e che comunque il dolore è salvifico, e ci sono remunerazioni che ci aspettano, purchè…Quali siano le conclusioni di questa anomalia - un convincimento personale che diviene norma di comportamento per tutti (e insisto nel dichiarami del tutto disinteressato al valore rivelatore della fede, pur essendo consapevole della sua utilità sociale) - è sotto gli occhi di tutti: non possiamo disporre della nostra esistenza; è praticamente inutile che predisponiamo un testamento biologico perché un qualsiasi medico potrebbe decidere di ignorarlo con la scusa dell'"obiezione di conoscenza" (cioè la convinzione che non conoscevamo abbastanza bene le conseguenze delle nostre scelte, secondo l'opinione del Comitato di Bioetica); che se accettiamo, in un momento di smarrimento, un qualsiasi tipo di supporto vitale, dopo non ce ne libereremo più, e così via. Pensate al ridicolo e squallido scempio che si riesce a fare dei corpi dei trapassati, gusci vuoti di persone che non li abitano più, ma che non hanno capito che il trasloco deve essere definitivo, guai a lasciare un cuore che batte ancora, qualche cretino che te lo infila in un macchinario complicato si trova sempre, così, tanto per nascondere per un po' il malato alla morte, far finta che la malattia non sappia più vincere.Non v'è dubbio che credere in dio, in un qualsiasi dio, e persino aspirare a credere in dio, crea stranieri morali ed è origine di conflitti che possono rivelarsi disastrosi. Questi conflitti possono essere esacerbati da politiche religiose avventurose o da analisi sbagliate delle aspirazioni e dei comportamenti. E' avventuroso scegliere la strada dell'etica della verità, abbandonare la compassione in favore della pietà, ignorare le ragioni degli altri e cercare di umiliarli (ecco le chiese che diventano sette), come sta facendo da un paio di papi la chiesa cattolica. E' sbagliatoimmaginare che i milioni di musulmani che vivono in Europa accetteranno per sempre di vivere la loro fede nell'intimità delle famiglie e non cercheranno piuttosto di viverla pubblicamente. Tutto ciò genera conflitti e sappiamo bene quale può essere il risultato dei contrasti che possono sorgere tra le religioni. E' per questo che abbiamo molto più bisogno di uomini saggi che di uomini coraggiosi. La convivenza degli stranieri morali è possibile solo se tutte le posizioni sono ugualmente rispettate e se lo stato si limita a questo rispetto e non interviene nei conflitti se non come mediatore. L'etica della verità dell'attuale pontefice entra in conflitto con le verità degli altri, anche perché ha bisogno che i suoi dogmi siano confermati dalle leggi (ecco la ragione per cui i cattolici si sono tanto battuti per la legge sulla procreazione assistita, a costo di doverne accettare le incongruenze) così come ha bisogno che lo stato non approvi norme che li contraddicano (ed ecco perché non verrà mai approvata una legge accettabile sulle famiglie di fatto). Sembra che nessuno ricordi più che Abbagnano affermava che uno Stato che legifera tenendo presenti gli interessi di una specifica ideologia a danno delle altre si macchia di immoralità.Rispetto è una parola molto più complicata di quanto possa sembrare a prima vista: esige anzitutto laicità da parte di tutti, il che significa che, quali che siano le nostre convinzioni, dobbiamo accettare il fatto che esse non ci danno il diritto a considerarci gli unici a conoscere la verità, una forma di presunzione stupida, prima ancora che intollerabile. D'altra parte, di cose illuminate dalla verità ne esistono ben poche, e il nostro rapporto quotidiano è con realtà che vivacchiano nella penombra dell'incertezza o del momentaneo consenso. Stupisce tutti la violenza che è presente, senza alcun infingimento, nel pensiero dei fondamentalismi religiosi, che considera gli altri, i diversi, come infedeli che vivono nell'errore e che rappresentano una minaccia per il trionfo della verità. Questi sentimenti, e persino la decisione di considerare questi infedeli come fratelli che sbagliano e far scendere su di loro il peso intollerabile della pietà - il sentimento che scende dall'alto e prelude al perdono, non la disinteressata condivisione della sofferenza che chiamiamo compassione - sono la dimostrazione dell'assenza totale di rispetto.Del resto, tutto ciò rappresenta la base del proselitismo, una violenza morale che non tiene in alcun conto la cultura, le opinioni e le scelte degli altri e che diventa addirittura violenza quando si verifica attraverso rapporti impropri e sbilanciati per ragioni economiche o psicologiche.Dunque, non è civile una convivenza come quella attuale, che vede alcuni di noi costretti a vivere secondo ideologie che fondamentalmente disprezziamo. Mi sembra quindi necessario non frammentare la discussione, evitare di combattere battaglie parziali e di retroguardia che riguardano oggi la vita, domani la morte e dopo ancora chissà: il problema è complessivo e riguarda la laicità dello stato, i rapporti con le religioni, il confronto tra le differenti culture, e deve essere trattato come un unico soggetto. Penso che abbia ragione Mori: c'è bisogno, oggi, di uomini coraggiosi se vogliamo, domani, poter fare a meno di loro.

Le tasse e i silenzi della Chiesa

Curzio Maltese: Le tasse e i silenzi della Chiesa
Tratto da “la Repubblica”, 2 agosto 2007
Nell’intervista a “Famiglia Cristiana” in edicola, il premier Romano Prodi pone un interessante quesito: “Un terzo degli italiani evade le tasse. Tutti facciano la loro parte, a cominciare dagli educatori, scuola e Chiesa. Perché, quando vado a messa, questo tema non è mai toccato nelle omelie? Eppure ha una forte carica etica. Possibile che su 40 milioni di contribuenti sono solo 300 mila quelli che dichiarano più di 100 mila euro?”. Dall’alto dei trecentomila Paperoni d’Italia si può forse azzardare una risposta al dilemma prodiano: non sarà magari perché la Chiesa è la prima a non pagare le tasse? Non si può certo parlare di evasione e neppure di elusione. L’imponente evasione fiscale della Chiesa cattolica, come forse Prodi saprà e comunque dovrebbe sapere, è infatti legalizzata da un regime di privilegi contrario alla Costituzione e alle normative europee sulla concorrenza e circondato dall’omertà dello stesso governo e delle fonti d’informazione. Il 15 giugno scorso “Repubblica” ha rivelato che la Commissione europea aveva avviato un processo contro il governo italiano per il regalo dell’Ici alla Chiesa cattolica. Conservato dai decreti Bersani, nonostante una sentenza della Corte Costituzionale, sotto l’ipocrita formula dell’esenzione agli “esercizi non esclusivamente commerciali”. Nel caso degli enti ecclesiastici, in pratica tutti. La notizia, confermata da Bruxelles e di sicuro interesse pubblico, senza contare la “forte carica etica”, non è stata commentata da nessun esponente del governo né citata da alcuna fonte d’informazione laica, giornali o telegiornali. Con una sola, significativa eccezione. “Il Sole 24 Ore”, senza citare la fonte primaria, ha direttamente affidato la difesa del regalo alla Chiesa a un articolo di Enrico De Mita, professore di diritto e fratello del più noto Ciriaco. La tesi difensiva di De Mita, già smontata da una documentatissima replica dei fiscalisti Carlo Pontesilli e Alessandro Nucara, correttamente pubblicata dal giornale della Confindustria, partiva da un’ironica osservazione: “A chi farebbe concorrenza la Chiesa?”. Gli esempi in realtà sono infiniti. A cominciare dall’università dove insegna diritto l’ottimo professor De Mita, il Sacro Cuore di Milano, con le sue lussuose rette. Stiamo parlando di migliaia di esercizi commerciali, cliniche e scuole private, alberghi mascherati da “ostelli per la gioventù”, cinema, teatri. A Roma le proprietà (esentasse) ammontano, secondo alcune stime, al 22 per cento dell’intero patrimonio immobiliare. Una fortuna inestimabile, come del resto quella della curia lombarda. Per i particolari, si può consultare l’ultimo numero dell’Espresso (“Che tesoro di Papa”) , dove fra l’altro si apprende la cifra che lo stato italiano verserà al Vaticano quest’anno: 991 milioni di euro dell’”otto per mille”. In cambio di che cosa?L’articolo di Repubblica ha avuto in compenso successo in altri paesi europei. Per esempio nella cattolicissima Spagna, dove pure esiste una stampa laica che ha aperto una discussione sui privilegi degli enti ecclesiastici. Sull’onda, l’Unione europea ha deciso di varare una procedura sulle concessioni e i privilegi di cui gode la Chiesa in Spagna, simili ai nostri. La differenza è che il governo Zapatero si è messo subito a disposizione di Bruxelles per le indagini e i chiarimenti, come aveva già fatto in passato in occasioni del genere (l’esenzione dell’Iva, ormai abolita). Mentre il governo italiano, dopo il richiamo, si è limitato a varare una commissione di studio, presieduta dal professor Francesco Tesauro e per metà composta da esponenti cattolici (monsignor Mauro Rivella della Cei, Patrizia Clementi dell’ufficio avvocatura della curia milanese, Marco Grumo, docente di economia alla Cattolica di Milano) che non ha ancora prodotto nulla. Una reazione sorprendente per un governo che si proclama il “più europeista della storia italiana”, con un ex commissario europeo alla guida, Tommaso Padoa Schioppa superministro dell’economia ed Emma Bonino, l’unica probabilmente interessata al tema, alle politiche comunitarie. L’atteggiamento dilatorio, per non dire di peggio, del governo di Roma avrebbe irritato oltremodo i commissari europei, i quali verosimilmente apriranno in autunno un vero e proprio processo al nostro Paese per "aiuti di Stato" agli enti ecclesiastici. Nel frattempo, come si vede, non è il caso di chiedere a vescovi e parroci di scendere in prima linea nella lotta all’evasione. Almeno in questo, la Chiesa trova conforto nella dottrina evangelica, dal “chi è senza peccato…” fino all’invito cristiano a non guardare la pagliuzza nell’occhio dell’altro, ignorando la trave nel proprio.

L'immunità sull'altare del peccato

Slavoj Zizek: L'immunità sull'altare del peccato
Tratto da “il manifesto”, 7 settembre 2005
Sulla Chiesa cattolica in Croazia incombe uno scandalo imbarazzante: nell'orfanotrofio Alojzije Stepinac gestito dalla Caritas a Brezovica, vicino Zagabria, sono stati scoperti casi di gravi abusi sessuali. Le Organizzazioni non governative avevano cominciato a richiamare l'attenzione su di essi già nel 2002, quando al loro telefono amico giunsero telefonate disperate su pesanti e sistematici abusi verbali, fisici e sessuali su bambini. L'allora ministro del lavoro e del welfare, un membro dell'ex partito comunista che guidava la coalizione al governo, decise di bloccare gli interventi fornendo in seguito una spiegazione di deprimente sincerità: «Se avessi fatto qualcosa o avessi chiuso l'orfanotrofio, mi avrebbero crocifisso come il comunista cattivo che vuole sopprimere la Chiesa». Alla fine sono stati raccolti elementi sufficienti per l'incriminazione, la polizia ha cominciato a indagare, e sulla stampa si sono moltiplicati gli articoli. Com'era prevedibile, secondo i rappresentanti della chiesa lo scandalo sarebbe scoppiato perché i «media anticattolici» cercavano una notizia negativa da pubblicare per compensare l'informazione favorevole alla chiesa negli ultimi giorni di vita di Giovanni Paolo II. Jelena Brajsa, la direttrice dell'orfanotrofio, per molto tempo ha continuato a sostenere che nell'orfanotrofio si erano verificate alcune «situazioni sessuali», ma che erano «normali», proprio come picchiare i «bambini indisciplinati» sarebbe «un normale elemento del processo educativo». La donna ha negato risolutamente che il suo staff avesse abusato sessualmente dei bambini. Protetta dalla Chiesa e dai responsabili della Caritas, ha assunto un atteggiamento tracotante e ha detto che «negli orfanotrofi cattolici lo stato non ha niente su cui indagare». A suo parere «le ispezioni negli orfanotrofi cattolici sono come la censura della messa da parte dei funzionari statali». Lo spettacolo del desiderioAlla fine non è stato più possibile seguire questa linea difensiva. Sono stati rinvenuti dei documenti comprovanti che Brajsa sapeva degli abusi ma ha cercato di coprire lo scandalo per proteggere la propria reputazione e quella della chiesa cattolica. Quando il procuratore della contea di Zagabria l'ha accusata di «intralcio alle indagini», la chiesa ha fatto ricorso a una soluzione «elegante»: Brajsa è stata sollevata dal suo incarico per ragioni di salute e ricoverata in ospedale. La solita storia che, a parte il sapore post-comunista, sarebbe potuta avvenire ovunque, negli Usa o in Irlanda, in Polonia o in Austria - con una differenza significativa: non abbiamo a che fare con il tipico caso dei preti pedofili, dei preti che abusano dei ragazzi loro affidati, ma con esponenti della chiesa che hanno fatto da intermediari fornendo (soprattutto) ragazze indifese a uomini più grandi, esterni al collegio (o quantomeno tollerando questo tipo di abuso). È cruciale non confondere questi due diversi tipi di abuso. I preti (e, più spesso, le suore) come mediatori e fornitori di servizi sessuali sono un elemento importante della mitologia cattolica sotterranea, si pensi alla figura del prete (o della suora) come detentore ultimo della saggezza sessuale. Nel film diretto da Rober Wise Tutti insieme appassionatamente Maria, non riuscendo ad affrontare la sua attrazione sessuale verso il Barone von Trapp, scappa al monastero. In una scena memorabile, la Madre Superiora la convoca e le consiglia di tornare dalla famiglia von Trapp per cercare di chiarire la sua relazione con il Barone. Le dà questo messaggio in una strana canzone, «Scala ogni montagna!», il cui sorprendente leitmotiv è: «Fallo! Corri il rischio e prova tutto ciò che vuole il tuo cuore! Non permettere che considerazioni di poco conto ti sbarrino la strada!» Il potere misterioso di questa scena risiede nella sua inattesa esibizione dello spettacolo del desiderio, che la rende letteralmente imbarazzante: la persona da cui ci aspetteremmo una predica sull'astinenza e la rinuncia si rivela una fautrice della fedeltà al desiderio. Significativamente, quando Tutti insieme appassionatamente uscì nella Jugoslavia (ancora socialista) della fine degli anni `60, questa scena - i tre minuti di questa canzone - fu l'unica parte del film ad essere tagliata. L'anonimo censore socialista mostrò così la sua profonda percezione del potere veramente pericoloso dell'ideologia cattolica: lungi dall'essere la religione del sacrificio, della rinuncia ai piaceri terreni, il cristianesimo offre un contorto stratagemma per indulgere nei nostri desideri senza doverne pagare il prezzo, per goderci la vita senza il timore che alla fine ci attendano la decadenza e il dolore. C'è dunque un elemento di verità nella storiella su qual è la preghiera ideale di una ragazza cristiana alla Vergine Maria: «O tu che hai concepito senza peccare, permettimi di peccare senza dover concepire!». Nel funzionamento perverso del cristianesimo, la religione è evocata con successo come un salvacondotto che ci consente di goderci impunemente la vita. Qui abbiamo il sottofondo osceno dello scandalo di Brezovica: tollerare le trasgressioni sessuali, e persino istigare ad esse, come corruzione per chi si sottopone al rituale religioso. Questi fatti, comunque, non sono uguali alla pedofilia dei preti: quest'ultima è inscritta in modo molto più profondo nell'identità stessa della chiesa come istituzione. Ciò che rende questi casi di pedofilia così disturbanti è il fatto che essi non sono avvenuti solo negli ambiti religiosi, che costituiscono una parte integrante del fenomeno e vengono sfruttati direttamente quali strumenti di seduzione. Come ha osservato nella sua penetrante analisi Gary Wills, egli stesso un cattolico critico: «La tecnica seduttiva sfrutta la religione. Quasi sempre, come preliminare, viene usata una preghiera di qualche tipo. I luoghi stessi dove avviene la molestia sono carichi di religione: la sacrestia, il confessionale, la canonica, le scuole e le associazioni cattoliche con le immagini sacre sui muri. (...) Una combinazione della rigidissima educazione sessuale della Chiesa (ad esempio, sul fatto che la masturbazione è un peccato mortale di cui anche un singolo episodio, se non confessato, può spedire la persona all'inferno) e di una guida che può liberare la persona da un insegnamento inesplicabilmente oscuro grazie ad eccezioni inesplicabilmente sacre. (Il predatore) usa la religione per sancire ciò che intende fare, anche definendo il sesso come parte del suo ministero sacerdotale». Il sesso della religioneLa religione non è semplicemente invocata per fornire il brivido del proibito, per accrescere il piacere facendo del sesso un atto trasgressivo. Al contrario, il sesso è presentato in termini religiosi, come cura religiosa del peccato (della masturbazione). I preti pedofili non sono dei liberal, non seducono i ragazzi pretendendo che la sessualità gay sia salutare e consentita. Essi sostengono dapprima che il peccato confessato dal ragazzo (la masturbazione) è davvero mortale e poi, come procedimento in grado di «guarire», propongono atti gay (ad esempio, la masturbazione reciproca): ciò che non può che sembrare un peccato ancora più grande. La chiave sta in questa misteriosa «transustanziazione», per mezzo della quale la stessa legge che ci fa sentire colpevoli quando commettiamo un peccato ordinario ci impone di commettere un peccato molto maggiore: l'unico modo di vincere il peccato è attraverso un peccato più grande. La chiesa cattolica può contare su (almeno) due livelli di simili regole, non scritte e oscene. Per prima cosa c'è, naturalmente, l'infame Opus Dei, la «mafia bianca» della Chiesa, l'organizzazione (mezzo)segreta che incarna in un certo qual modo la pura legge al di là di ogni legalità positiva: la sua regola suprema è l'obbedienza incondizionata al Papa e la spietata determinazione a operare per la chiesa, mentre tutte le altre regole sono (potenzialmente) sospese. I suoi membri, il cui compito è penetrare nei circoli politici e finanziari ad alto livello, tengono segreta la loro identità di Opus Dei: essi sono effettivamente «opus dei», «opera di Dio». Poi ci sono tutti i casi di molestie sessuali sui bambini da parte di preti, talmente diffusi dall'Austria e dall'Italia fino all'Irlanda e agli Usa che si può effettivamente parlare di un'articolata «controcultura» all'interno della chiesa, con il suo sistema di regole nascoste. (E c'è una chiara interconnessione tra i due livelli, dato che l'Opus Dei interviene regolarmente per mettere a tacere gli scandali sessuali dei preti.) Che cosa, dunque, ci consente di concludere che queste oscenità, questi crimini sessuali fanno parte dell'identità stessa della chiesa come istituzione? Non gli atti in se stessi, ma il modo in cui la chiesa reagisce quando vengono scoperti, il suo atteggiamento difensivo, il suo lottare per ogni centimetro che le tocca concedere: il fatto che liquidi le accuse come scandalismo, come propaganda anticattolica; che faccia tutto il possibile per minimizzarli e isolarli; che offra ritrattazioni condizionali («se i crimini sono stati commessi davvero, allora, naturalmente, li condanniamo»); l'assurda pretesa che la chiesa debba essere lasciata libera di trattare i problemi a modo suo; le «eleganti» soluzioni burocratiche che non fanno male a nessuno (la responsabile sospesa per motivi di salute o nell'ambito della normale riorganizzazione amministrativa). Inconscio pubblicoQuando insistono che questi casi, per quanto deplorevoli, sono un problema interno della chiesa, e mostrano grande riluttanza a collaborare con la polizia nelle indagini, i rappresentanti della chiesa hanno, in un certo qual modo, ragione: la pedofilia dei preti cattolici non riguarda meramente quelle persone che per ragioni accidentali di storia privata, senza relazione con la chiesa come istituzione, hanno scelto la professione di prete, ma è un fenomeno che riguarda la chiesa cattolica come tale, inscritto nel suo stesso funzionamento come istituzione socio-simbolica; non riguarda l'inconscio «privato» dei singoli individui, ma l'«inconscio» della istituzione stessa: non è qualcosa che accade perché l'istituzione deve adattarsi alle realtà patologiche della vita libidica per sopravvivere, ma qualcosa di cui l'istituzione stessa ha bisogno per riprodursi. Possiamo ben immaginare un prete «retto» (non pedofilo) che, dopo anni di sacerdozio, sia coinvolto nella pedofilia perché la logica stessa dell'istituzione lo spinge a farlo. Tale inconscio istituzionale è una categoria chiave della critica dell'ideologia: designa il sottofondo osceno, disconosciuto che - proprio in quanto disconosciuto - sostiene l'istituzione pubblica. (Nell'esercito, questo sottofondo consiste nei rituali osceni e sessualizzati di attacco ai superiori ecc. che sostengono la solidarietà di gruppo). In altri termini, la chiesa non cerca di mettere a tacere gli imbarazzanti scandali sulla pedofilia per semplice conformismo. Difendendo se stessa essa difende il suo più recondito, osceno segreto. Per un prete cattolico, identificarsi con questo lato segreto è un elemento chiave della sua identità: denunciando seriamente (non solo retoricamente) questi scandali, si taglierebbe fuori dalla comunità ecclesiastica, non sarebbe più «uno di noi» (così come negli anni `20, nel sud degli Stati uniti, un cittadino che avesse denunciato il Ku Klux Klan alla polizia si sarebbe tagliato fuori dalla sua comunità, ossia ne avrebbe tradito il fondamentale legame di solidarietà). Un'oscena appendicePer lo stesso motivo, non è possibile spiegare questi scandali sessuali come una manipolazione di quanti si oppongono al celibato e vogliono dimostrare che le pulsioni sessuali dei preti, non trovando un'espressione legittima, sono destinate a esplodere in modo patologico. Consentire ai preti cattolici di sposarsi non risolverebbe niente, essi non svolgerebbero il loro compito senza molestare i ragazzini, perché la pedofilia è generata dall'istituzione cattolica del sacerdozio come sua «trasgressione intrinseca», come sua oscena appendice segreta. La risposta alla riluttanza della chiesa non deve limitarsi al fatto che siamo di fronte a dei reati e che, non collaborando appieno alle indagini, essa ne diventa complice. La chiesa come tale, come istituzione, deve anche essere indagata quanto al modo in cui crea sistematicamente le condizioni perché tali crimini avvengano. Sostenere che essa debba essere la sola a trattare i reati di pedofilia che si verificano tra i suoi ranghi è problematico non soltanto da un punto di vista puramente legale, dato che ciò implicherebbe una sorta di diritto extraterritoriale della chiesa anche per i reati comuni che ricadono sotto la legislazione penale (come se il fatto stesso che questi scandali siano scoppiati non fosse una prova che essa non è in grado di risolverli). Se vuole davvero affrontare seriamente la questione della pedofilia, la chiesa dovrebbe non solo dare carta bianca alla polizia per interrogare i suoi ranghi e collaborare pienamente, ma anche affrontare seriamente la questione della sua responsabilità per questi crimini, in quanto istituzione. È questo il modo in cui la chiesa dovrebbe affrontare il problema. Traduzione Marina Impallomeni