Tuesday, February 06, 2007

presentazione libro: REITIA, Dea dei Veneti.

Alcuni flash dal libro: REITIA, Dea dei Veneti.

Reitia è la divinità somma nella religione dei Veneti,

ciò significa che abbraccia tutta la natura
e che non esiste nulla al di fuori né al di sopra di
lei.
Oltre il nome e la forma, oltre il tempo e lo spazio,
è l'Unica Forza che trae sostegno in se stessa
e dalla quale ogni altra è nata e ciclicamente
ritorna.
Ha il dominio sul succedersi delle stagioni ed è
chiamata
tessitrice, cioè colei che tesse la tela della vita.
E' la Dea madre del parto; signora degli animali selvaggi, dei boschi e delle acque. Risanatrice e compassionevole, la dea Reitia è una dea della scrittura e i suoi compagni inseparabili sono il lupo mite, l'anatra e la chiave magica.

Questo testo tratta dei miti e delle leggende
legate a Reitia e al culto veneto. Premesso che
esistono due realtà: la “realtà dell’archeologia
scientifica” nella quale gli studiosi credono solo a
quello che vedono, e tuttavia sono completamente sordi
a delle voci che da millenni ripetono le stesse cose…
I Veneti vengono dalla Paflagonia… Tito Livio,
Strabone, Sofocle, Catone, Plinio, il geografo Scimno.
Esiste dunque “l’altra realtà degli Autori classici”
che però, essendo morti, non possono vedere con i loro
occhi le sensazionali scoperte della scienza. Si può
dunque capire la difficoltà di comunicazione tra un
gruppo di sordi da una parte e un gruppo di ciechi
dall’altra. L’archeologia afferma categoricamente che
i Veneti sono un popolo “autoctono” e chiude
definitivamente l’argomento delle migrazioni venete
dalla Paflagonia (Anatolia settentrionale) e da ogni
altra sede europea.

Allora significa che i Veneti sono popolo
perseguitato dalla coincidenze, perché in Europa ci
sono ben sette popoli con un nome venetico: Veneti
dell’Adriatico, Veneti di Paflagonia, Pelagoni della
Macedonia, Reti della Retia, Vindelici della Retia
secunda (Baviera), Veneti di Bretagna, Wendi del
Baltico. Puro capriccio del caso quasi tutti hanno il
culto del cavallo, sono navigatori e commercianti
d’ambra. In quasi tutte le sedi venete, a differenza
del resto d’Europa, c’è una divinità somma di tipo
femminile: nel Veneto c’è Reitia, lo stesso nella
Retia e nella Retia secunda; nel Baltico, tra Germania
e Polonia, le tribù Wendi hanno la somma dea Razivia.
Infine Strabone conferma l’assorbimento del culto di
Cibele in Paflagonia; ebbene Cibele era chiamata Rea e
nella vicina isola di Samotracia c’era la dea Retia,
compagna del dio nordico Apollo: da Retia a Reitia il
passaggio è breve.

Il libro è sottotitolato Iliade svelata, perché?
Agamennone, colui che pose l’assedio a Troia, aveva
un figlio di nome Pelope a memoria del nonno Pelope,
che regnò in Paflagonia ed ebbe la reggia a Enete, sul
Mar Nero. Esiste la leggenda, precedente l’Iliade, di
una guerra tra il padre di Pelope e i Troiani. Questa
volta la guerra non fu scatenata dal ratto della donna
più bella del mondo, Elena, ma, visti i gusti un po’
particolari del padre di Pelope, dal ratto del più
bello dei mortali, Ganimede. Ilo, fondatore di Troia e
fratello di Ganimede, alquanto irritato scacciò Pelope
e tutto il suo popolo dalle loro terre. Pelope si
rifugiò nel Peloponneso e da lì proseguì verso
l’Oceano occidentale… Suo figlio Atreo invece preferì
fermarsi a Micene, dove fece fortuna e diede alla luce
Agamennone.

Agamennone aveva anche una figlia di nome Elettra,
che significa ambra. Esiodo, Erodoto e Apollonio Rodio
dicono che gli Achei, il popolo di Agamennone,
venivano dalla zona del fiume Eridano (Po) da dove
portavano l'ambra presa nel Baltico. Fatalità, il
culto acheo dei roghi votivi e dei banchetti votivi è
perfettamente identico a quello dei Veneti di Este.
Del resto Omero nell’Iliade chiama Elleni, cioè Greci,
solamente gli uomini di Achille e Achille notoriamente
tradì Agamennone. Il vero protagonista dell’Iliade è
invece Ulisse, l'iniziato ai misteri, solo lui supererà con ingegno i nodi enunciati dagli oracoli quali condizioni imprescindibili per la caduta della città: prima fra tutte il ritrovamento dell'osso di Pelope.