Friday, March 20, 2009

Jesolo 21 Marzo 2009 Rito Pagano dell'Equinozio di Primavera

Rito Pagano dell'Equinozio di Primavera
Celebrazione dell'uscita di Persefone dall'Ade
Data: sabato 21 marzo 2009
Ora: 17.00 - 22.30
Luogo: Bosco Sacro
Indirizzo: Ca' Gamba, settima traversa civico 2B
Città/Paese: Jesolo, Italy

Telefono: 3277862784

Il rito celebra la nascita

Wednesday, March 18, 2009

Giallo sulla scoperta del frammento di Dioniso

Giallo sulla scoperta del frammento di Dioniso
STELLA CERVASIO
LA REPUBBLICA - 18 MARZO 2009 - NAPOLI

La direttrice degli Scavi
Il soprintendente


Fiaccola, pugnale o strumento la cosa più certa è l´atmosfera dei rituali con menade danzante e divinità. Un mistero da risolvere le figure in abiti femminili

Nelle nostre aree archeologiche c´è un contrasto tra l´efficienza dimostrata anche con questi scavi e l´emergenza dichiarata nominando i commissari Forse tra qualche anno si chiarirà tutto



Una fiaccola tenuta in una strana posizione, o uno strumento da scalpellino a due facce, martello da una parte e punta per incidere dall´altra? È l´interrogativo che tormenterà per i prossimi anni gli archeologi e gli studiosi di iconografia antica di fronte all´ultima scoperta di Ercolano. Il magnifico rilievo marmoreo venuto alla luce il 18 febbraio scorso nell´insula nord-occidentale nell´area dei nuovi scavi ed esposto da oggi fino al 13 aprile al Museo Archeologico Nazionale, nell´ambito della mostra "Ercolano. Tre secoli di scoperte", che si è aperta lo scorso ottobre. Era un frammento di quelli eseguiti su richiesta per decorare una sala di pitture murarie in IV stile. Nelle dimore, dal I secolo a.C. andava di moda inserire rilievi originali o copie delle opere d´arte greca. E qui la Soprintendenza cita un brano di Cicerone, che scrive ad Attico nel 67 a.C.: "Procurami frammenti adatti a una palestra" per la sua villa di Tuscolo.
Non è il primo dei "typoi" trovati a Ercolano: ce n´è un altro dalla parete ortogonale a quella dell´ultimo ritrovamento, che raffigura un satiro con un satirello e ninfe; un secondo conservato nello stesso museo che raffigura cariti e ninfe, scavato in epoca borbonica, un rilievo di Telefo ritrovato da Maiuri nella omonima Casa. Tra gli altri, un tondo con Achille che interroga l´oracolo, che si può vedere in un altro angolo della mostra ercolanese, e ancora vari frammenti venuti alla luce nella Casa dello Scheletro e lungo il cardo V. Ai Musei Capitolini di Roma sono conservati anche alcuni frammenti provenienti dagli Horti Tauriani di una villa sull´Esquilino: la comparazione fa pensare a un proprietario possidente e di rango anche per Ercolano.
Il problema è iconografico. Nella bottega neoattica dove presumibilmente eseguirono su commissione l´altorilievo, divisero la scena in due riquadri: in quello di destra si guardano una menade dai capelli scomposti in posa molto simile a quella della danzatrice delle pitture di Villa dei Misteri, e un uomo dall´aria ieratica e barbuto che nella didascalia che il museo ha accompagnato alla prima esposizione del frammento, viene identificato in Dioniso. Nella sezione di sinistra del typos c´è invece una statuetta arcaistica di Dioniso, riconoscibile dal cantharos, il vaso che tiene tra le mani. Due figure sono rivolte verso la scultura: stranamente in abiti femminili, ma dalle sembianze maschili. Di queste figure, una tiene la mano sulla spalla dell´altra. E quest´ultima impugna quello che sembrerebbe un arnese da scultore, con il quale ha appena finito di dare forma al vaso e al piccolo dio che poggia su un piedistallo ad altezza d´uomo. Nella didascalia del museo si parla di "un arnese o una fiaccola".
A presentare la recente scoperta ercolanese che si è aggiunta al patrimonio raccolto nella mostra in corso al MANN, il soprintendente archeologo di Pompei e Napoli, Pier Giovanni Guzzo: «A Pompei la situazione viene definita d´emergenza, ma l´attività sfociata anche in questo rinvenimento, e l´emergenza sono due elementi contrastanti che forse solo tra qualche anno, quando saranno esaminate tutte le categorie di questa difformità, potranno essere chiariti». Una frecciatina a chi mette in discussione la gestione dell´area archeologica, dove i commissari si succedono, e sono già a quota due. Ma la giornata di festa è stata rispettata anche con la proiezione di un bel video che testimonia il ritrovamento dell´altorilievo marmoreo. Non era murato nell´intonaco, ma tenuto sospeso da alcune grappe metalliche: è la prima volta che si riesce a osservare il metodo usato dagli antichi in un frammento "congelato" nella posizione originaria dalla pioggia di cenere e fango di Ercolano.
«L´elemento dionisiaco e l´atmosfera che l´accompagna è la principale certezza di queste scene», ha spiegato Maria Paola Guidobaldi, direttore degli scavi di Ercolano, che ipotizza saggiamente anche un "pastiche" con combinazione di motivi diversi, provenienti dall´antichità greca e romana, riproposti insieme. La caccia alla spiegazione dell´enigmatica scena è aperta.

Friday, March 13, 2009

Miti e storia La dea Ishtar, l'eroe Gilgamesh, la torre di Babele: simboli (non sempre autentici) della terra dove fiorì la prima società multicultura

Corriere della Sera 13.3.09
Miti e storia La dea Ishtar, l'eroe Gilgamesh, la torre di Babele: simboli (non sempre autentici) della terra dove fiorì la prima società multiculturale
La vera Semiramide regina femminista cancellata dall'Islam
Sensualità e potere nell'antica Mesopotamia
di Giulio Giorello

«Ishtar, che si delizia con mele e melagrane, ha creato il desiderio», recita una tipica invocazione «per la buona riuscita dell'amore» (per dirla con l'assirologo Jean Bottéro) a quella che è la Grande Dea che unisce gli attributi di Venere e di Marte: «la sua felicità è combattere », ma anche «far danzare le spighe del grano».
L'antica Mesopotamia — situata tra i fiumi Eufrate e Tigri, un territorio che corrisponde all'odierno Iraq e a parte della Siria nord-orientale — vide la nascita dei primi centri urbani, l'accoppiamento di controllo delle acque e di pianificazione agricola, l'invenzione della scrittura e il potenziamento dell'arte del contare e del misurare, cioè di aritmetica e di geometria. La decifrazione dei testi cuneiformi in Europa nell'Ottocento ha fornito una miriade d'informazioni sulle civiltà mesopotamiche, sorte ben più di quattro millenni fa. Il plurale è d'obbligo. I decifratori della scrittura cuneiforme hanno inizialmente chiamato la lingua «assiro », anche se c'erano state una variante dialettale assira e una babilonese, che oggi designiamo insieme come «accadico » — e l'etichetta «assirologia» è stata mantenuta per indicare la disciplina che si occupa della lingua scritta con segni cuneiformi su tavolette d'argilla. Ma le genti accadiche, che il Vecchio Testamento definisce «fiere e spaventevoli come un vento orientale», non furono le sole ad abitare il Paese dei due fiumi.
Nel corso dei millenni a quei «terribili Semiti» (come li chiamava Bottéro) si affianca e talvolta si contrappone il popolo dei Sumeri, forse ancora più antico, cui si deve la creazione della potente Uruk, di cui nel mito fu signore Gilgamesh, l'eroe che dopo tante imprese andò alla ricerca del segreto dell'immortalità — ovviamente senza trovarlo! Proprio nell'Epopea che porta il suo nome ci imbattiamo in una delle più potenti raffigurazioni della funzione del sesso. Nato e cresciuto nella steppa, con belve selvagge come uniche amiche, un tipo dotato di forza bestiale, tale Enkidu, viene ammansito da una prostituta che lo inizia al piacere erotico dopo averlo «sfacciatamente baciato sulla bocca e privato dei suoi indumenti»; la donna, con le sue labbra, «gli ha preso il soffio», ma l'ha reso davvero uomo, capace di vivere in città tra i propri simili. Enkidu diventerà l'alleato più fedele di Gilgamesh, suo sovrano, e il più temibile difensore delle mura di Uruk. Potremmo dire che l'amore al tempo dei Sumeri e degli Accadi ha costituito una passione civilizzatrice, anche e soprattutto nei suoi aspetti più anarchici e apparentemente distruttivi: grazie alle prestazioni di una mercenaria Enkidu ha spezzato le proprie radici, ha lasciato l'originaria «famiglia», fatta degli animali con cui aveva convissuto, e non esiterà a combattere persino contro gli dei.
Gli aspetti di società a un tempo laiche e profondamente religiose, intrise di magia ma anche capaci di impressionanti conquiste scientifiche e tecnologiche, sono ora analizzati nello stimolante volume La Mesopotamia prima dell'Islam (Bruno Mondadori) di Paolo Brusasco, attualmente all'Università di Genova e supervisore di importanti scavi archeologici in Iraq e in Siria. Sostenitore di una «archeologia riflessiva», che mira a ricostruire «le mappe cognitive» che davano significato alla parola scritta come al manufatto, Brusasco insiste sulla valenza sociale della cultura materiale, sulla posizione attiva delle minoranze entro istituzioni complesse e sul ruolo del «femminile» in realtà che abitualmente vengono prospettate come modellate pressoché esclusivamente dalla mano maschile. In particolare, questo tipo di indagine gli permette di apprezzare il ruolo della donna non solo entro la casa, come pilastro della famiglia, ma anche all'esterno, come protagonista dell'economia e della politica. I dati disponibili, scrive, «dimostrano che, sebbene gli uomini fossero in generale privilegiati rispetto alle donne della loro stessa classe sociale, durante l'intero arco della storia della Mesopotamia un gran numero di rappresentanti del sesso femminile aveva accesso alla ricchezza e a responsabilità che conferivano loro una posizione sociale di rilievo. I testi legali indicano dei cambiamenti solo a partire dal I millennio a.C., nel Nord del Paese, allorché venne prescritto il velo e venne esercitata una più stretta sorveglianza per le donne maritate, con atteggiamenti negativi nei confronti dell'erotismo femminile».
Nemmeno questo fermò le figlie di Ishtar. La più celebre di tutte resta quella Shammuramat di origine babilonese che, vedova del re assiro Shamshi-Adad V (823-811 a.C.), assunse il titolo di reggente non solo durante la minore età del figlio Adad-Nirari III, ma anche dopo l'ascesa di costui al trono. L'Occidente la conosce come Semiramide, della quale Dante, nel V Canto dell'Inferno, fa l'emblema della lussuria. Mi piace qui ricordare un bel volume di Giovanni Pettinato, dedicato appunto a Semiramide tra leggenda e storia (Rusconi, Milano 1985, oggi praticamente introvabile: non sarebbe possibile ristamparlo?), da cui emerge la figura di una sovrana capace non solo di garantire con le armi la sicurezza del suo regno, ma anche di portare a termine opere d'ingegneria civile: il tutto finalizzato alla pacifica coesistenza delle genti «di molte favelle» (per dirla proprio con Dante) che componevano ormai il suo impero. Il quale fu, pur tra mille contraddizioni, uno straordinario esperimento multiculturale, in cui la compresenza di lingue e tradizioni differenti era intesa dagli stessi individui che ne erano coinvolti come un fattore di crescita e di libertà. Tutto il contrario, si noti, della «confusione delle lingue» con cui il Signore avrebbe punito i Mesopotamici per aver progettato una torre «la cui sommità toccasse il Cielo » ( Genesi, 11,1-9).
Brusasco ricorda come Sumeri e Accadi valutassero «l'altro» sostanzialmente sulla base dei vantaggi o dei rischi che conseguivano dal suo comportamento, senza alcun discrimine razziale o religioso per il diverso — al contrario di quello che è capitato coi tre grandi monoteismi dell'Occidente: Ebraismo, Cristianesimo e Islam. Opportunamente sottolinea quali siano i debiti che la civiltà islamica ha contratto con le preesistenti culture del Tigri e dell'Eufrate; ma non nasconde le profonde differenze — a cominciare dalla condizione femminile. Troppo spesso, infine, quando si parla delle conseguenze del conflitto in Iraq, si tende a dimenticare che il saccheggio di musei e siti archeologici non solo costituisce un enorme danno per chi oggi abita il Paese dei due fiumi, ma rappresenta uno sfregio a tutti noi, che siamo così lontani e al tempo stesso così vicini agli indomiti «assiri» e alle figlie di Ishtar.

Tuesday, March 10, 2009

12 marzo 2009 Veneto Pagan Moot - Incontro mensile per i Pagani del Veneto

Veneto Pagan Moot - Incontro mensile per i Pagani del Veneto
paganesimo incontri veneto moot
Organizzatore:: Paganesimo
Tipo: Incontri - Incontro del club/gruppo
Data: giovedì 12 marzo 2009
Ora: 19.45 - 23.45
Luogo: Lady Sir Pub
Indirizzo: Via Risorgimento, 19 - Noventa Padovana (pd)

Telefono: 3497554994
Descrizione
Un Moot è semplicemente un incontro tenuto in un locale pubblico (solitamente un pub o simile) ad intervalli fissi in cui le persone si possono incontrare per conoscersi, discutere, consigliarsi e quant' altro. Il fatto che l' incontro si tenga sempre con la stessa periodicità facilita l' organizzazione per tutti, visto che non si deve cercare di contattare tutti ogni volta per mettersi d' accordo, e che le persone hanno la possibilità di organizzare i propri impegni per tempo sapendo quando c'è il Moot. Inoltre tutte le persone nuove nella comunità possono andare ad un Moot per prendere contatto con altri pagani, anche se sono appena arrivati in città.

Monday, March 02, 2009

Senza azione non ci sarebbe immaginazione e linguaggio

l’Unità 2.3.09
Senza azione non ci sarebbe immaginazione e linguaggio
Ascoltando un verbo la corteccia si attiva per compiere movimenti
di Cristiana Pulcinelli

L’azione può aiutarci a capire il mondo e a interagire con i nostri simili? Una ricerca italiana appena pubblicata sulla rivista PlosOne conferma quella che da qualche tempo sembra un’ipotesi realistica. Lo studio, condotto da un’équipe di neuroscienzati della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste, ha analizzato le relazioni tra aree motorie e comprensione del linguaggio.
«Siamo partiti – spiega Raffaella Rumiati che ha guidato il gruppo – dalla teoria secondo cui le aree motorie si attivano in modo necessario e automatico per comprendere il linguaggio. Una teoria, a nostro avviso, troppo generale». I neuroscienziati hanno quindi cercato di chiarire in quali circostanze le aree motorie si attivano durante la comprensione linguistica. Gli scienziati hanno misurato il grado di attivazione delle aree motorie di alcuni volontari posti di fronte a compiti linguistici. Si è visto così che l’attivazione dei neuroni motori in risposta a stimoli linguistici è strategica: non avviene sempre e comunque, ma con parole e compiti specifici. «Le aree motorie si attiverebbero con parole che hanno una qualche relazione con un’azione, verbi o nomi di oggetti di uso quotidiano, quali “prendere” o “bottiglia” - spiega Liuba Papeo, prima autrice dell’articolo – ciò succede, però, solo quando l’informazione motoria contenuta nella parola è necessaria per svolgere un compito». Ad esempio, se qualcuno ci chiede se “accarezzare” descrive un’azione manuale, la strategia cognitiva più efficace per rispondere è quella di immaginare l’azione. Così facendo attiviamo le aree motorie. Se dobbiamo, invece, decidere se la medesima parola ha 4 o 5 sillabe, non è necessario far ricorso a una strategia motoria.
«Le aree motorie - spiega Papeo - non sono al servizio dei processi strettamente linguistici ma di altre operazioni mentali, come l’immaginazione, che rendono la comprensione e quindi l’interazione sociale più fluida ed efficace».

Sunday, March 01, 2009

Le ragioni del crollo: quando vengono sottovalutati i comportamenti emotivi

Corriere della Sera 1.3.09
È già un caso il saggio di George Akerlof e Robert Shiller sugli «Animal spirits»
Il «fattore psycho» della crisi
Le ragioni del crollo: quando vengono sottovalutati i comportamenti emotivi
di Daniele Manc

Sentimenti
Riccardo Viale: «Aspetti come fiducia, correttezza, illusione del guadagno sono stati trascurati a vantaggio di comportamenti razionali o presunti tali»

Tra i banchieri d'affari era stata sempre molto popolare una barzelletta. Raccontava di una merchant bank che dovendo fare un'assunzione aveva incaricato il suo più anziano banchiere di una serie di colloqui. Colloqui che si dimostravano sempre molto brevi e basati su una sola domanda: quanto fa due più due? I candidati si succedevano uno dopo l'altro. Nessuna sembrava soddisfare l'anziano banker. Finché una mattina alla solita domanda un ragazzo ebbe l'ardire invece di rispondere con un immediato: quattro, con un «dipende ». Sorridendo il banchiere chiese come dipende? Due più due fa sempre quattro. No — rispose il giovane uomo — dipende se sono venditore o compratore, nel caso può fare cinque o tre. Eppure una verità così semplice è sembrata svanire in questi lunghi anni prima di euforia irrazionale e oggi di crisi la cui fine non si intraved e: persino un'operazione semplice, numeri così rotondi e pieni possono avere significati diversi secondo il contesto. E solo oggi dopo l'abbuffata di modelli matematici che sembravano includere ogni rischio, di mercati efficienti e razionali in grado di misurare con i loro prezzi qualsiasi merce anche la più incomprensibile, fosse essa un barile di petrolio come un mutuo subprime, ebbene solo oggi improvvisamente ci s'inizia a chiedere se aver sottovalutato gli aspetti psicologi dell'economia non ci abbia condotti qui dove siamo.
A dire il vero una corrente di pensiero dell'economia, quella comportamentale, aveva continuato a studiare e a indicare l'importanza di tutto ciò che non è razionale anche nei comportamenti economici. Ma sembrava predicare in un campo ben poco fertile. Erano gli anni del boom; dove chiedersi come poteva accadere che di fronte a una casa del valore di 100 alcune banche dessero il 120% di prestito, era considerato eccentrico. La storia nella quale si era immersi, la fiducia della quale si era dotati, sembrava potere tutto.
Da qualche mese, improvvisamente, con una crisi che incombe senza sosta sul mondo occidentale e non solo, ecco che quegli studi sono sembrati prendersi una sorta di rivincita sul comportamento razionale dell'agente economico. Una riprova è l'attesa che ha circondato l'uscita del libro di George A. Akerlof e Robert J. Shiller, Animal Spirits.
Il sottotitolo è ancora più esplicativo della citazione da John Maynard Keynes che ha dato il titolo al volume: How Human Psychology Drives The Economy, and Why It Matters for Global Capitalism, come la psicologia umana guida l'economia e perché conta nel capitalismo globale. Si tratta di due tra i più noti studiosi del settore, Akerlof, docente a Berkeley in California nel 2001 ha vinto il Nobel per l'Economia, mentre Shiller oltre ad aver dato il nome all'indice dei prezzi delle case negli Stati Uniti è anche quello che nel 2000 spiegò in dettaglio il rischio dell'«euforia irrazionale» che aveva preso i mercati nel corso della penultima bolla finanziaria, quella di Internet. E proprio
Euforia irrazionale si intitola, tra l'altro, il suo libro del 2000 tradotto e appena arrivato in libreria in Italia per i tipi del Mulino (pagine 344, e 12).
«Certo, nel passaggio da Adam Smith a John Stuart Mills ci siamo persi tutta la parte irrazionale dell'uomo a favore dell'agente economico, l'homo economicus che ha occupato la teoria neoclassica», spiega Riccardo Viale, visiting fellow alla Columbia University di New York e direttore della rivista Mind & Society. Mentre — spiega ancora —, sono proprio gli Animal Spirits di Keynes a illustrare e a rendere più evidenti le instabilità del capitalismo. Così come alla stessa maniera l'invisibile mano del mercato era il punto centrale della teoria classica economica. Con un problema, che negli anni Settanta nella teoria di Keynes, o meglio nella sua rilettura e applicazione, gli Animal Spirits hanno pian piano iniziato a perdere di importanza fino ad avere rilevanza quasi nulla in economia.
E così i pensieri, le idee, i sentimenti delle persone hanno perso peso. Aspetti degli Animal Spirits (così viene sottolineato nel libro di Akerlof e Shiller) come la fiducia, la correttezza, l'illusione del guadagno, la corruzione e la malafede e soprattutto le storie che rendono gli uomini tali, hanno finito per essere sovrastati da comportamenti totalmente razionali o presunti tali. Tanto che la crescita abnorme di oltre il 60% dei prezzi delle case tra il 2000 e il 2006 in America è arrivata a essere completamente ignorata. Come pure il fatto che le banche avessero potuto non inserire nei loro bilanci i mutui super sofisticati, i subprime, sembrava anch'essa questione non importante. Il mantra era che il mercato dovesse essere lasciato libero di agire. Un mantra che aveva iniziato a esplicarsi potentemente dagli anni Settanta, dall'elezione di Margareth Thatcher fino a quella di Ronald Reagan per poi diffondersi in tutto il mondo. Con il risultato che oggi, di fronte alla pesantissima crisi, si assiste a un ingresso potente dei governi in territori dai quali erano stati emarginati. Correndo per questo il rischio opposto: che la creatività insita nei comportamenti irrazionali venga soffocata e il mercato ripudiato a favore dell'onnipotenza dei governi.